Mi ha parlato di questo libro una paziente, qualche tempo fa.
Alla fine di una seduta mi dice “Sto leggendo un fumetto molto carino, si chiama “la Coscienza di James”*. Lo conosce?”. Devo dire che quando qualcuno mi parla di un testo che non ho mai sentito, che sia un saggio o si tratti di un romanzo, non ha importanza, mi entusiasmo molto e non lo nascondo.
“No!” le ho risposto “Di che si tratta?” e lei comincia a raccontarmi di una sorta di libro… che libro non è, è più un fumetto… ma più di un fumetto,
“Insomma, lo legga!” conclude tra il divertito e il perentorio.
Nei giorni successivi ho ripensato a quello scambio e sono entrata in più di qualche libreria per cercarlo, ma, come immaginavo, non ne ho trovata neanche una copia: bisognava ordinarlo. Dopo un po’ finalmente mi sono decisa e l’ho ordinato in una piccola libreria sotto casa, di quelle strette e lunghe, un po’ sgangherate in cui trovi pochi libri ma tanta cortesia e competenza, di quelle felici di farti un ordine perché con gli ordini ci campano.
E non ho fatto solo un favore a loro ordinandolo, ma anche a me. L’ho letto d’un fiato, divorandolo tra un paziente e l’altro. Ho avuto la sensazione che James fosse uno dei miei clienti e ho potuto sentire il calore della relazione terapeutica.
È un fumetto o, come li definiscono oggi, una “graphic novel”
che sintetizza il percorso terapeutico di un avvocato, James per l’appunto, e della sua terapeuta Pat (alias Philippa Perry, autrice del testo)
Prendendo in prestito alcuni sogni dei suoi pazienti e costruendo una storia partendo dalla sua esperienza di terapeuta, Philippa Perry riesce a descrivere abilmente ed in maniera chiara il rapporto che si stabilisce tra terapeuta e paziente e i meccanismi espliciti e impliciti del setting terapeutico. Dentro ogni striscia possiamo trovare sia lo scambio verbale tra Pat e James sia i loro pensieri e le loro sensazioni più intime. Inoltre, in alcuni casi, le immagini sono corredate da didascalie che spiegano/descrivono certi processi meno chiari per i non addetti ai lavori.
Il risultato è incredibilmente fedele alle esperienze che vivo quotidianamente nel mio studio.
Dal primo contatto, al contatto pieno, fino alla chiusura della terapia. Vengono esposte con degli stratagemmi narrativi anche una serie di tecniche tipiche di alcune metodologie ( terapia cognitivo- comportamentale, teoria della gestalt, terapie centrate sul cliente, ecc..). La somma di tutti questi pezzi mi è suonata molto familiare e rende il quadro generale della mia formazione integrata: non esiste un approccio migliore di un altro, la terapia si struttura momento per momento sulle esigenze del paziente. D’altra parte è la terapia che si deve prestare al paziente, non il contrario.
Se qualcuno si stesse chiedendo a cosa serve la psicoterapia, come funziona l’incontro tra paziente e terapeuta, in che modo la terapia agisce sia sull’uno che sull’altro, e non fosse interessato a seguire un seminario o a leggere un compendio su C.G. Jung, bè, gli consiglio di leggere “La coscienza di James”. Magari non ha i disegni più originali del mondo, magari non vi farà diventare degli esperti, ma può essere di sicuro uno strumento utile e leggero per superare lo stereotipo del terapeuta serio e impassibile e per farsi un’idea di cosa vuol dire davvero “fare terapia”.
*”La coscienza di James. Diario di una psicoterapia” Philippa Perry; Junko Graat. Codice edizioni